«Hic ego qui iaceo»: l’incipit dell’'autoepitaffio di Ovidio' («Tristia», III, 3, vv. 73-76) in iscrizioni sepolcrali da Tomis e da altri centri della Moesia Inferior

Alfredo Buonopane

Abstract


RIASSUNTO: Tre iscrizioni provenienti dalla Moesia Inferior, una delle quali proprio da Tomis, la piccola città dove Ovidio trascorse in esilio gli ultimi anni della sua vita, si aprono con le parole Hic ego qui iaceo. Si tratta della ripresa letterale dei dattili coi quali il poeta apre l’epigrafe metrica da lui composta per essere incisa sulla propria tomba. Tutto ciò conferma non solo che in quella regione periferica era sempre viva la memoria dei versi di Ovidio, anche a livello popolare, ma è anche il segno inequivocabile della vitalità della sua poesia e della sua ricezione per un ampio arco di tempo.

PAROLE-CHIAVE: Ovidio – Tomis – Moesia Inferior – autoepitaffio di Ovidio– recezione letteraria


ABSTRACT: Three inscriptions from Moesia Inferior – one of them exactly from Tomis, the town where Ovid spent in exile the last years of his life – begin with the words Hic ego qui iaceo.We are dealing with the literal quotation of the dactyls opening the metrical epigraph devised by the poet himself to be engraved on his own grave. This confirms that Ovid’s verses memory was still alive in that peripheral area, even at grass-root level, and it is a clear sign of the vitality of his poetry and of his reception throughout the
centuries.

KEYWORDS: Ovid – Tomis – Moesia Inferior – Ovid’s self-epitaph – reception theory


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